La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
Ho modificato la grafica del blog. Quella sullo sfondo è l'incasinatissima libreria di casa Piselloni...
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martedì 19 giugno 2012

Partenze


C’era un tempo in cui io e MaschioAlfa viaggiavamo.
Non andavamo semplicemente in vacanza. Noi viaggiavamo.
L’organizzazione iniziava già alcuni mesi prima della partenza, si sceglieva una meta, poi si specificavano i luoghi da vedere.
Punti fermi e non negoziabili:
NO agenzia viaggi
NO villaggi turistici
NO viaggi organizzati
NO con amici o parenti
Estero.
Si prenotava il biglietto aereo, cercando settimanalmente le offerte della varie compagnie.
E poi la sottoscritta si attaccava a internet alla ricerca degli alberghi; le regole erano evitare le grandi catene, bagno in camera, comodo ai servizi, economico. E sempre su internet mi districavo in un labirinto di orari dei treni, autobus, piantine di metropolitane, orari dei musei, biglietti cumulativi, previsioni meteo, uffici informazioni.
Il giorno prima della partenza preparavamo la valigia, senza spenderci troppa fatica, senza dimenticare la macchina fotografica, un tascabile, la nostra immancabile Lonley Planet e la mitica cartellina con tutte le prenotazioni.
Poi via, si partiva, con le spalle coperte dalla meticolosità con cui avevamo programmato, ma con quel pizzico di avventura e di euforia dato dal tuffarsi in una città, in un paese, in un mondo così, io e lui e basta, senza sapere, veramente, quello che vi avremmo trovato.
Quanto ci sarebbe da scrivere …, viaggi in autobus in cui eravamo gli unici turisti, notti sulle panchine dell’aeroporto, scarpinate interminabili, odissee per cercare un posto dove mangiare, e poi luoghi meravigliosi, panorami mozzafiato, lingue sconosciute ma bellissime, sapori nuovi, profumi inebrianti, incontri che restano nel cuore.
E ci dicevamo che quando avremmo avuto dei figli non sarebbe cambiato nulla, che avremmo continuato a viaggiare con i piccoli a seguito, ognuno col proprio trolley. Quante ne vedevamo di famiglie con due, tre bambini, i più piccoli sul passeggino, i più grandi con le cuffie alle orecchie, seduti a un McDonald’s o in fila alla biglietteria di un museo. Quelli siamo noi tra qualche anno, pensavamo.
Poi è arrivato Checco. Dopo due anni Paio. E tra una cosa e l’altra, tra un “è troppo piccolo” e un “è troppo un casino” le ultime estati ce le siamo fatte spiaggiate al mare. Non che il mare non ci piaccia, anzi. E’ che la vita da spiaggia per me è claustrofobica: la sabbia che entra dappertutto, che ti ritrovi tra le lenzuola, che si deposita in bagno, la crema solare che ai bambini è sempre una tortura spalmare, le dinamiche da ombrellone con i piccoli che portano via i giochi ad altri esemplari della loro specie e tu che devi per forza socializzare con i loro genitori, il momento del ritorno in albergo alla sera carichi di roba come il cammello di un tuareg, con la sabbia (sempre quella) in mezzo al costume, i capelli improponibili, stanchi che dire stanchi è usare un eufemismo. Anche no.
Così quest’anno si cambia.
Fra una settimana esatta la famiglia Piselloni al completo prenderà un aereo, rigorosamente Ryanair, e se ne andrà in Svezia, in Lapponia per la precisione, in un piccolo paese di nome Arvidsjaur dove ci sono degli amici che metteranno a disposizione casa propria senza sapere in che guaio si stanno cacciando.
Ma forse non lo sappiamo nemmeno noi.
Continua…

2 commenti:

  1. Vedrai che sarà una meraviglia, sarà diverso, ma una meraviglia. Eravamo anche noi come voi, ora ci siamo ridimensionati, ma non abbiamo smesso. Solo quest'estate abbiamo evitato, ma solo perchè oltre alla Belva c'è il pancione, quindi ci spiaggeremo un po' ;)

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  2. complimenti! viaggiare apre il cuore e gli orizzonti. viaggiare con i bambini è un'esperienza bellissima e in giro ci sono un sacco di famigle (soprattutto mitteleuropee, pochi italiani) con due-tre-quattro bambini. è una consolazione e una conferma che si può fare tutto!!!!

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