La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
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martedì 17 luglio 2012

Alcune cose che ho imparato sulla Svezia


1. La Svezia è un paese civile. Non c’è proprio storia. Sono avanti anni luce rispetto a noi, e temo che il gap sia incolmabile. C’è una regola? La si rispetta. C’è una fila? La si rispetta. C’è un divieto? Lo si rispetta.
Un esempio fra tutti. Sulle rive dei laghi è frequente trovare dei posti tipo questo.


C’è una griglia per il barbecue, delle panche, e una casupola per la legna. Tu arrivi, usi la legna per accenderti il fuoco e ti fai da mangiare. Il nostro amico che ci ha ospitato ci ha detto che la legna viene messa a disposizione dal Comune ma che è consuetudine portarsi la propria legna da casa ed eventualmente lasciare lì quella che si è avanzata.
Ecco. In Italia funzionerebbe così: il Comune mette la legna, il giorno dopo è sparita.
Quando gli svedesi fanno una cosa, la fanno bene e, in genere, funziona.
Ciononostante non hanno il bidè.


2. La Svezia è un paese decisamente Kid-friendly. I bambini sono i benvenuti, ovunque. Non c’è ristorante, fast food, bar, che non abbia il classico seggiolone ikea. E il menu per bambini. I fasciatoi sono dappertutto.
E poi. Quale mamma non si è trovata in fantozziana difficoltà nell’andare al supermercato con un bambino piccolo che non riesce ancora a stare seduto nell’apposito seggiolino dei carrelli? Che si fa? Si mette l’ovetto dentro il carrello oppure si va col passeggino rinunciando al carrello e utilizzando per la spesa una borsetta attaccata ai manici del passeggino stesso? Oppure si spinge il passeggino con un mano e il carrello con l’altra?
La soluzione è ovvia: i carrelli con l’ovetto…


 
3. Guidare in Svezia è fantastico, persino per un’imbranata come la sottoscritta. A parte il fatto che il traffico, inteso come il nostro caotico, assordante, lobotomizzante traffico del nordest, non sanno proprio cosa sia, eccezion fatta per la zona di Stoccolma (dove abbiamo trovato lavori in corso che hanno bloccato la circolazione per circa 10 kilometri…). E più si va a Nord più le strade si svuotano, ogni tanto una macchina, ogni tanto una renna, spesso un camper.
Ma soprattutto è bello guidare perché, e qui mi ricollego al punto 1), gli svedesi sono civili. Rispettano i limiti di velocità, non ti stanno appiccicati dietro, non suonano il clacson, non fanno gestacci, si fermano sulle strisce pedonali. E il bello è che siccome sono veramente tutti così, a te non verrebbe mai in mente di fare diversamente perché ti sentiresti davvero una pecora nera, e allora ti adatti. Basterebbe così poco…


4.In Svezia il clima è un po’ una merda, almeno al Nord. Fine giugno inizio luglio, in teoria, dovrebbe essere, anche per loro, estate. Ecco, in teoria. Quando siamo arrivati, il 27 giugno, c’erano 12 gradi. Siamo stati due settimane con le maniche lunghe e spesso la giacca a vento. Una valigia piena di vestiti estivi inutilizzata. E questo dovrebbe essere il periodo più caldo.

5. Nonostante questo, sembra incredibile, ma nella Svezia del Nord hanno una piaga che è veramente, ma veramente una piaga: le zanzare! La grande abbondanza di specchi d’acqua e il permafrost (ghiacciato d’inverno, ma simil paludoso in estate) costituiscono l’habitat ideale per questi simpaticissimi insetti. Quando dico nuvole di zanzare non esagero. Grandi come elicotteri, volano molto basse e prediligono le caviglie degli adulti e le teste dei bambini. Le loro punture fanno talmente prurito che a forza di grattare ti fai uscire il sangue. Ho avuto nostalgia delle buone vecchie zanzare tigre.


6. I supermercati svedesi gridano all’unisono una parola: colesterolo. Salse, scaffali e scaffali di salse, di tutti i tipi e per tutti i gusti. Infinite varietà di burro. Condimenti in bottiglietta. Ogni genere di porcheria dolce e salata.
Questo è il frigo della casa dove vivevamo:

E sì che una cucina tipica svedese c’è, ed è anche molto buona. Ma, a mio parere, non la valorizzano nel modo giusto, preferendo rifugiarsi in questo guazzabuglio di maionesi con cui condiscono tutto (persino la pasta fredda…)
Avrei avuto voglia di preparare agli amici che ci ospitavano un buon tiramisù: ho dovuto desistere perché non sono riuscita a trovare…i savoiardi! Ma non dico i savoiardi, manco qualcosa che ci assomigliasse: tutti i biscotti erano farciti, crema al cioccolato, crema al lampone, crema alla pera, crema al pistacchio, e mi fermo qui. Ma un frollino no?
E non parliamo della frutta: a parte le fragole e i frutti di bosco, di cui sono ricchi e che sono davvero gustosi, ho assaggiato delle mele dall’Argentina saporite come un foglio di carta. Non abbiamo osato comprare pesche o albicocche…

7. Gli svedesi hanno un rapporto molto particolare con la luce. Forse a causa dei lunghi e bui mesi invernali, sembra che vogliano fare il possibile per catturare più luce possibile. Le finestre sono molto grandi, non esistono balconi o persiane. Quasi ad ogni finestra è appesa una lampada. L’effetto che producono queste luci guardandole dall’esterno, soprattutto di notte, è magico. E poi nelle stanze ci sono lampade di ogni forma e dimensione dappertutto: il lampadario grande al soffitto e poi altre cinque sei fonti di luce posizionate in giro. In questo periodo dell’anno sono per lo più spente, ma mi piacerebbe tornare in inverno per vederle tutte accese.

8. Ho molto apprezzato la concezione che hanno gli svedesi della famiglia. Se, da un lato, è assolutamente normale che i figli ad un certo punto prendano il volo fin dal liceo (la coppia di nostri amici vive ad Arvidsjaur, il figlio più grande a Malmo, la media a Ostersund, il piccolo a Lulea, in pratica coprono tutta la Svezia), dall'altro il ritrovarsi insieme per le vacanze o per le feste è imprescindibile. Così come ricordarsi dei compleanni di zii e cugini, scrivere un biglietto per il diploma della nipote, telefonare alla nonna che non sta bene.
Ho l’impressione che invece qui da noi si abbia troppo la tendenza a restare abbarbicati al nido, ma poi si frappongano ugualmente kilometri di distanza a livello affettivo.
Non è la vicinanza fisica che fa una famiglia.

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