La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
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venerdì 7 settembre 2012

Nuove scuole


Ieri abbiamo ufficialmente iscritto il Paio al nido privato che Checco ha frequentato lo scorso anno. Ci andrà due mattine a settimana, pasti compresi, il martedì e il giovedì, esattamente come Checco.
La prossima settimana si va di inserimento, e ne vedremo delle belle. L’ambiente lo conosco, le ragazze sono fantastiche, il problema è il Paio, attualmente nella fase “panmammismo” che lo porta a starmi appiccicato stile koala e a piangere se vado a fare pipì senza di lui (e che c….). Del resto è un bambino molto socievole e giocherellone, per cui voglio sperare che non sarà poi così traumatico.

L’altra sera, poi, prima riunione alla scuola materna di Checco. E’ una scuola statale che si trova esattamente davanti a casa nostra, ragion per cui la scelta di tale istituto è stata quasi obbligata.
Un salone caldissimo. Le panche minuscole. Tutte le maestre da un lato e le mamme in semicerchio dall’altro. Le maestre super sorridenti e le mamme stralunate. La consegna del quaderno per le comunicazioni e di un milione di moduli da compilare. Un power point col regolamento della scuola. Una cacofonia di suoni e voci che le insegnanti cercano di soverchiare, non sempre con successo. La mediatrice culturale che traduce tutto quello che viene detto ai tanti genitori stranieri.
Già, gli stranieri. Allora, va bene che la società del futuro sarà sempre più multietnica, va bene che l’incontro di diverse culture è un arricchimento, va bene tutto, ma vedere che nella classe di tuo figlio metà degli iscritti ha un nome praticamente impronunciabile un certo effetto lo fa.
Che poi, in realtà, non è per i bambini  Sono i grandi, i genitori, che ti dicono di non portare alla riunione i figli e loro li portano, fratellini e cuginetti compresi, che ti dicono di portare le foto dei bambini e loro non le hanno, che devono venire entrambi perché la mamma da sola che vuoi che capisca essendo donna ergo inferiore, che la maestra ti fa una capa tanta sull’importanza di parlare in italiano anche a casa ma loro non lo fanno perché agli uomini non interessa e alle donne non è concesso. E ti chiedi se potrai mai costruire una relazione, un dialogo, benché minimo, visto che i nostri figli andranno a scuola insieme. Poi guardi i loro bambini che giocano e ridono e ti accorgi che sono esattamente uguali ai tuoi e te lo vedi, tuo figlio, a giocare con la piccola Kaur o il piccolo Muammad.

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