La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
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lunedì 1 ottobre 2012

Memorandum ai miei figli



Bambini miei carissimi,

siete la luce della mia vita, i miei amori, i miei tesori, ve lo dico sempre.
Vi voglio un bene dell’anima, non posso vivere senza di voi, non vi lascerò mai, eccetera eccetera.

Bambini miei, la mamma vi deve dire una cosa importante.

Lo so che un po’ di tempo fa questo signor Freud ha parlato di Edipo e della sua mamma, e di un amore viscerale che i figli maschi provano per la loro genitrice.
Lo so che siete stati nove mesi dentro la mia pancia, che vi ho partorito con dolore, che avete bevuto il mio latte, e che pertanto c’è stata tra noi una tempesta ormonale come una tromba d’aria in Arizona.
Lo so che illustri pedagogisti e psicologi infantili hanno deciso che il rapporto tra madre e figlio si chiama ATTACCAMENTO.
Ma, ecco, non dovete prendere questa parola proprio alla lettera. Che io non vi ho partorito con l’Attack incorporato. Che “attaccati” non vuol dire “appiccicati”.
Quando aprite gli occhi, che non sono ancora le sei, che fuori è ancora buio, non occorre che litighiate sul di chi è la mamma, lo sapete, la mamma è di tutti e due.
E poi non necessariamente deve alzarsi sempre la mamma, perché anche il papà è in grado di scaldarvi il latte nel microonde e di accendervi la televisione. E se per caso si alza il papà, per favore non iniziate a urlare Vai via tu, voglio la mamma, che poi lui ci resta male e alla fine mi devo alzare io. (e badate che questa ripetizione del verbo “alzare” non è un errore di sintassi, è messa lì apposta per farvi capire, amori di mamma, quanto mi pesa essere buttata giù dal letto alle sei di mattina di sabato).
Lo stesso alla sera: non c’è niente di male se ogni tanto vi addormenta il papà, sapete? Io mica scappo, vado solo in salotto a guardare un po’ di televisione.
E non so se avete notato che anche il papà è capace di mettervi le scarpe, di pulirvi il naso, di tagliarvi la pizza, di soffiare sulla minestra per raffreddarla.
Tu, Fabio, ti prego, smettila di urlare Vojo mia mamma quando vado in bagno a farmi la doccia, che se ti siedi sul divano vicino al papà va bene lo stesso.
E tu, Checco, smettila di mandare via il papà quando si avvicina per farti una coccola, perché, anche se siete entrambi pisello-dotati, se vi abbracciate non casca mica il mondo.

Non so se avete notato, bambini cari, che in casa oltre alla mamma c’è anche un altro essere umano, detto PAPA’. E posso assicurarvi che quando siete stati concepiti c’era anche lui. Così come quando avete visto la luce.
E posso assicurarvi che il papà vi ama esattamente come la mamma. E quando lo chiamate arriva, esattamente come la mamma. E vi coccola, vi fa ridere, vi fa giocare, esattamente come la mamma, anzi meglio.

Quindi, cuccioli, tesorucci, amori miei, senza offesa ma, qualche volta, levatevi un po’ dalle palle e state con vostro padre.
Grazie
Mamma

6 commenti:

  1. mi sto tenendo la pancia per i lridere!!! E per la disperation! Anche il mio caccia il padre notte tempo, urlando "NOOOOOOO!"! Lui ci rimane sempre malissimo e a me tocca di alzarmi!!!!

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  2. Grande, mi hai tolto le parole di bocca! e le mie son femmine....dovrebbero adorarlo questo papà....invece niente! Le scene sono più o meno le stesse! Anche la cacca la devono fare con me!

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  3. Da me è tutto identico fuorchè una cosa: figuriamoci se Brontolo ci resta male se lo cacciano!!! Quello è tutto contento, perchè torna da me sghignazzando e dice "vogliono te".
    E poi beatamente si siede davanti alla tv, o torna a russare se è notte.

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  4. AhAH!!!! troppo forte questo post!!! Stesse scene a casa mia sia con il maschietto che con la femminuccia

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  5. fortissimooooo
    complimenti per il blog:)
    ti seguirò

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